mercoledì 20 aprile 2016

Animare o non animare?







Nella mia ormai lunga carriera di animatore socio-culturale e socio-ricreativo, sono ora giunta alla considerazione che le mie prime sensazioni e perplessità rispetto all'animazione nel III millennio, sono definitivamente palpabili.
Per prima cosa, ho cambiato mestiere. Faccio l'artista, e, forse, neppure tanto bene.
In ogni caso la prima perplessità che mi viene è che, oggi, il dilemma è decisamente amletico. Credo si rischi, sempre più frequentemente, di mettere seriamente in crisi quelle sovrastrutture e modelli; estendibili a molti comportamenti, quindi modi di essere e di vivere, diffusi tra la gente; che condurrebbero molti, se non proprio in terapia, ad un corso di meditazione buddista per calmare un po' la mente.
Pensiamo, consapevole di poter cadere nel banale, agli I-phone. Credo di essere l'unica a non possederne uno, e non intendo finire, come tutti, con cuffiette nelle orecchie, e dita che corrono freneticamente sulla tastiera. Si assiste ad interminabili conversazioni, ora anche vocali, in ogni luogo e momento.
Il silenzio è fuori moda.
Si pensi alle interazioni. Se una volta (effettivamente a 50 anni sono oramai tagliata fuori) si usava ancora ritrovarsi per il gusto di scambiare una parola; oggi le parole da un lato sono molte di più; dall'altro si è perso il piacere dello stare insieme e a contatto, del gusto del parlare con gli sguardi e con il tatto, del significato non verbale della comunicazione.
Il vantaggio, in questo contesto sociale, è che si può benissimo stare soli, e non fa male.
Quanto detto è solo un piccolo esempio, ma se sono i gesti e le abitudini quotidiane di una popolazione a darci l'indice del benessere sociale, io continuo a sentire gente che sta male, che si lamenta del governo, delle istituzioni, del vicino cinese che ha aperto un bordello. Continuo ad assistere ad episodi di violenza e microcriminalità organizzata sempre più frequenti; e a partecipare sono in aumento i preadolescenti. Osservo sempre e puntualmente il menefreghismo della gente.
Difficilmente sento, invece, operatori mettersi in discussione, operatori più attenti ai bisogni dell'utenza, operatori capaci e preparati, nonostante, per esempio, l'animazione (l'ho scoperto all'anagrafe quando rifeci il mio documento di identità), ora è riconosciuta come un Master Universitario.
Per non farmi mancare nulla, durante la mia lunga carriera ho aperto e chiuso almeno 7 blog di vario argomento e tematiche trattate.
Le statistiche parlano chiaro: se non c'è musica non ci veniamo.
Non che abbia mai avuto un successo travolgente, ma cosa interessa alla gente?

(Roberta Migliaccio)





































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