La Coda del Gatto
1.
Andrea passeggiava sulla banchina del terzo binario. Faccia stanca, fronte aggrottata, e un bel vuoto nello stomaco. Non mangiava dal mezzogiorno del giorno prima. Il treno portava quindici minuti di ritardo. 'Questa vita, in questo posto, diventa sempre più affannosa e di superficie'. Dall'altoparlante, una voce incitava ad aspettare un'altro poco. C'era un guasto sulla linea. Sofia. Occhi grandi e azzurri. Tra le mani una copia di Le Monde. Naso all'insù; da vera raffinata parigina. Andrea. Docente di filosofia morale all'Università Statale di Perugia.I macchinisti si affrettavano su e giù per i binari della stazioncina. Dentro il bar, il capotreno farfugliava qualche cosa alla signora sui trent'anni, che batteva dentro il pub verso il portico dove c'era l'officina. Lei. Graziosa. Non vedeva l'ora di toglierselo di torno, quel gran gradasso e cicciottello che teneva modi assai scortesi. Dall'aspetto sporco e trasandato, era proprio un mal creato. Aveva osato troppo in là, per quel mattino.La portoricana, a quest'ora, era ormai sulla strada di casa. Un solo uomo si era presentato al suo stanzino, quella sera; il solo a cui lei sembrava più normale di sua moglie. Solo grandi cessi per clienti. Non ve ne era uno un po' carino, che faceva diventare bello passarci una mezz'ora; da dimenticare il tempo sì scortese per guadagnare il pane per piacere. Andrea ripercorreva, con la mente, la serata con Sofia. L'unico posto libero a sedere, lo aveva trovato allo stesso tavolino della francese; posto al fondo del locale. Sofia leggeva il suo giornale.
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