martedì 26 aprile 2016

La Coda del Gatto





1.

Andrea  passeggiava sulla  banchina del terzo binario.  Faccia stanca,  fronte  aggrottata,  e  un  bel vuoto  nello  stomaco. Non mangiava dal  mezzogiorno  del giorno  prima.  Il treno  portava quindici minuti   di  ritardo. 'Questa  vita, in   questo posto, diventa  sempre più affannosa e di superficie'. Dall'altoparlante, una voce  incitava ad  aspettare un'altro poco. C'era un guasto sulla linea. Sofia. Occhi grandi e azzurri. Tra le mani una copia  di  Le Monde. Naso  all'insù; da vera  raffinata parigina. Andrea. Docente di filosofia morale all'Università Statale di Perugia.I macchinisti si affrettavano su e giù  per i binari della  stazioncina. Dentro il bar, il  capotreno farfugliava qualche cosa alla signora sui trent'anni, che batteva dentro il pub verso il portico dove c'era l'officina. Lei. Graziosa. Non vedeva l'ora di toglierselo di torno, quel gran gradasso e cicciottello che teneva modi assai scortesi. Dall'aspetto sporco e trasandato, era proprio un mal creato. Aveva osato troppo in là, per quel mattino.La portoricana, a quest'ora, era ormai sulla strada di casa. Un solo uomo si era presentato al suo stanzino, quella sera;  il solo a cui lei sembrava più normale di sua moglie. Solo grandi cessi per clienti. Non ve ne era uno un po' carino, che faceva diventare bello passarci una mezz'ora; da dimenticare il tempo sì scortese per guadagnare il pane per piacere. Andrea ripercorreva, con la mente, la serata con Sofia. L'unico posto libero a sedere, lo aveva trovato allo stesso tavolino della francese; posto al fondo del locale. Sofia leggeva il suo giornale.


























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